di Marco Magnano
Mentre il confine meridionale d’Europa si sposta sempre più a sud, è importante trovare modi sempre diversi di raccontare, testimoniare e agire sul fenomeno delle migrazioni
Le migrazioni non consentono risposte rapide e semplici, perché complesse sono le domande che pone. Questa affermazione, evidente ma non scontata, segna una delle linee conduttrici del convegno internazionale Vivere e testimoniare la frontiera, in corso a Palermo dal 30 settembre al 2 ottobre e organizzato da Mediterranean Hope, il progetto della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia impegnato da anni sulle frontiere, geografiche e politiche, interessate dal fenomeno migratorio. «Il programma rifugiati e migranti – ha raccontato Luca Maria Negro, presidente della Fcei – ha una storia antica, ma che nella sua forma attuale, quella di Mediterranean Hope non è nato a Roma, bensì proprio in Sicilia, a Lampedusa, con l’apertura nel 2014 di un osservatorio sulle migrazioni, che voleva portare all’attenzione delle chiese sorelle questa emergenza» (…)
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Immagine di Gaelle Courtens